Il profilo personale delle intranet


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In prospettiva Social Network

Cos’è, ed a cosa può servire, un intranet social network - una riflessione aprioristica

1. Premessa - ma esattamente di che stiamo parlando?

Sempre più frequentemente si sente parlare, o vi sarà certamente già capitato di leggere, di come i profili personali delle intranet siano, ancora, poco sfruttati dalle aziende, in prospettiva knowledge management, e creazione di comunità virtuali (o, come è più di moda dire oggi, social network).

Anche se, per la verità, (quasi) tutti i CEO, come ha ammesso anche un colosso come Oracle, sono ormai del tutto convinti che, affianco alle piattaforme Legacy e di CRM tradizionali, sarebbe, per loro, sempre più urgente, oltre che strategico, comprendere come integrare e/o sviluppare lo strato Social delle loro intranet, al fine di applicare, anche all’interno delle loro imprese, l’approccio tipico dei Social Network nati in internet, che tanti benefici potrebbe portare:

  • ai business gestiti in ambito;
  • allo sviluppo dell’innovazione;
  • all’individuazione di talenti;
  • ed alla soluzione di quei problemi, nei quali, il ricorso all’intelligenza collettiva, ha ormai dimostrato, da tempo, tutta la sua efficacia.

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In realtà il tema coinvolge una questione molto ampia, che pone più interrogativi, che risposte.

Ed è, proprio per questo, discusso in dottrina, perché, è evidente, che non esiste una soluzione univoca.

Che cosa intendo dire?

Intendo dire che un conto è, ad esempio, parlare del profilo personale di una intranet di un’azienda molto grande:

  • con migliaia di dipendenti;
  • tutti distribuiti in dipartimenti e funzioni molto eterogenee tra loro;
  • con mission;
  • obiettivi;
  • e sistemi professionali delle competenze assai differenti;

un altro è, invece, quello di un’intranet, magari della stessa azienda, ma esclusivamente concepita per una sola funzione, che raggruppa utenti che sono:

  • già accomunati da un ambiente organizzativo, grosso modo unico;
  • con mission ed obiettivi contigui;
  • e sistemi professionali delle competenze analoghi, o, comunque, molto simili/contigui;

ed ancora un altro è, infine, quello quello di un’azienda, di medie o piccole dimensioni, che è focalizzata su un business di nicchia, dove, magari, il target dell’intranet è un insieme d’ingegneri elettronici, molto specializzati.

Potrei continuare con migliaia di altri esempi, ma, ormai, credo che avrete afferrato le differenze ontologiche a cui faccio riferimento

2. Le convergenze del tema

Il tema ha però, come dire, dei punti convergenti.

Oggi, grazie all’avvento dei social network, abbiamo un’idea molto più prossima di cosa significhi il concetto di identità in rete.

Tutti i SN, infatti, ci chiedono di popolare un nostro profilo, con le informazioni più disparate.

Dai gusti sulle arti, alla nostra situazione sentimentale, alla città dove viviamo, quella nella quale siamo nati, le scuole che abbiamo frequentato, eccetera, eccetera, eccetera.

Milena Gabanelli di Rai 3, ha sostenuto, recentemente, nella sua puntata di Report, dedicata ai social network, “Il prodotto sei tu“, non a torto, peraltro, che in realtà, tutte queste informazioni, sono, o possono essere sfruttate, dai proprietari delle piattaforme, a fini di marketing.

Personalmente, condivido la posizione ideologica contro il marketing, fino ad un certo punto, ma non è di questo che intendo discutere in questo post.

Quello che intendo dire è che se è vero, come è vero, che oggi, molto più di qualche anno/mese/giorno fa, abbiamo le idee assai più chiare di cosa è giusto condividere in un profilo pubblico, e cosa no, (tanto che facebook, il più popolato social network del pianeta, ha molto arricchito le funzionalità volte a settare le impostazioni di privacy dei profili alimentati dagli utenti), è anche vero che la questione si pone, probabilmente, con un grado di complessità più elevato, quando parliamo di dati dei dipendenti di un’azienda.

Ed, in particolare, di dati inerenti il loro lavoro, all’interno dell’azienda.

Il rischio di fare pensare di voler mappare, a costo zero, informazioni, come dire, sensibili, rischio che, intendiamoci, può essere letto in qualche interpretazione un po’ arcaica della questione, e me, personalmente, fa molto sorridere.

3. Il contesto legislativo ed il cambiamento dello scenario industriale


Ciò non di meno, però, ritengo assai opportuno riflettere meglio, soprattutto in Italia, sul contesto anche legislativo, che abbiamo nel nostro paese, in tema di diritto del lavoro, ambito nel quale, vige ancora lo “Statuto dei lavoratori“, la celeberrima legge 300 - del 1970, ed i nuovi scenari che si delineeranno con l’avvento dei profili professionali delle intranet e dei social network interni.

Ora voi ve li ricordati gli anni ’70, giusto?

Ebbero inizio proprio con quella legge (“era di maggio“, come cantava il celeberrimo poeta partenopeo Giacomo Costa autore dell’omonima lirica, quando fu promulgata), due anni appena dopo le vicende politiche del ’68.

Bene.

Sono ancora vigenti tutele risalenti a quegli anni.

Tutele che, intendiamoci, per molti versi, è giusto non perdere mai di vista, (vedi la vicende dei contratti CO-CO-CO, CO-CO-PRO, del precariato tanto all’attenzione della sinistra in questo momento), ma che certo, fanno assai riflettere, se pensiamo come e quanto sia mutato lo scenario ed il contesto, sia interno alle aziende, e sia esterno ad esse, nel panorama del lavoro industriale, da quegli anni ad oggi, e non solo in Italia, ma, direi, nell’intero globo.

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4. Il profilo personale in prospettiva social network interno

Cosa è giusto chiedere, allora, al dunque, di condividere, ad un dipendente della vostra azienda, nel suo profilo personale della vostra intranet?

Che tipo di protezioni garantite loro nel popolare i profili?

Possono qualificare solo alcuni campi, o sono obbligati a riempirli tutti?

L’azienda ne pre-popola qualcuno, o deve essere l’utente ad inserire le informazioni?

Ci sono impatti sindacali?

Ci sono impatti lato Privacy?

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5. Alcune prime risposte

Non esiste una documentazione molto approfondita sul tema.

Io, personalmente, ritengo che tutto quello che è già pubblico, di un dipendente, tipo:

  • in che dipartimento opera;
  • che mansioni svolge;
  • che tipo di esperienza ha maturato in azienda;

sono tutte informazioni che potete, tranquillamente, chiedere ai vostri dipendenti di condividere.

Ma se, ad esempio, invece, parliamo di:

  • valutazioni delle prestazioni;
  • ed altri dati, più o meno sensibili;

è più che evidente che la faccenda si complichi, e che, a mio modo di vedere, non ha molto senso fare rientrare, nel contesto di questo ambito, questo tipo d’informazioni.

Ma anche qui.

Il problema non è mai il cosa chiediamo ai nostri dipendenti.

Ma il perché lo facciamo.

E spesso anche il come.

Tanto per essere meno vaghi.

Quali obiettivi ci poniamo con la creazione di un profilo pubblico condiviso nella nostra intranet?

Che cosa (e perché) vogliamo favorire?

Nello spazio commenti potete aggiungere altre domande che sarebbe doveroso porsi prima di implementare un social network interno.

Perché dico questo?

Perché ho la netta sensazione che, in questo momento, si stia perseguendo una moda.

Una tendenza.

Ma che, in realtà ed invece, non sempre ci sia, chiara in mente, una strategia precisa.

Intanto creo un social network, vediamo se la gente aderisce, e dopo scopriamo dove possiamo andare a finire.

Nulla di più sbagliato ed esecrando.

Chi si occupa di questi temi, come me, da anni, sa cosa intendo dire.

Non è creando un profilo pubblico, in cui chiedo all’utente (dipendente), o, peggio, lo faccio direttamente io, di condividere informazioni:

  • sul suo lavoro;
  • sulle sue competenze;
  • sui progetti che sta seguendo;
  • o su mille altre cose che è possibile alimentare in un social network professionale (interno),

che avrò creato, realmente, la cultura 2.0, o sociale, come preferisco definirla.

Prima di fare questo dovrò essermi posto degli interrogarvi inerenti gli obiettivi che intendo perseguire.

E’ per questo che, nel pensare il social network del portale TUO, abbiamo riflettuto a lungo, prima di ricercare la soluzione software più coerente, e qualificare con quali informazioni partiremo.

Prometto di dedicare, a questo specifico tema, cioè al social network YouTUO, che stiamo per lanciare nella piattaforma del portale TUO, un post che lo illustri nel dettaglio.

Per ora credo che di cose sulle quali riflettere ne ho già condivise un gran bel po’.

Ricordiamoci, però, prima di chiudere questa prima riflessione, di un presupposto del management di qualsiasi cosa:

“Se non è misurabile, non è migliorabile”.

Alla prossima.

Chi è l'autore del post

Roberto Bernabò
Roberto Bernabò
Roberto Bernabò, napoletano, formazione umanista, naturalizzato a Roma, appassionato di web, esperto di siti WordPress e cineblogger.
È editore di internet dal 2004. Scrive di Knowledge Management, Social Enterprise ed analisi di film.
Il suo lavoro ha a che fare con la Customer Experience.